Manù Fiori

La Cosa Rossa

Un“diario visivo” di oltre duecento disegni, tutti toccanti e poetici, disegnati su fogli A5, con penna Pilot 4, pantone rosso, su cartoncino nero.
Un progetto suggestivo che si dispiega in un racconto silenzioso e delicato, e ci lascia intravedere paure, desideri e ossessioni dell’autrice.

La Cosa Rossa

è un esperimento iniziato il primo gennaio 2018.

Sono partita dai miei limiti reali, da ciò che non ho: sapienza tecnica e tempo.

Sono partita dai miei limiti mentali, da una convinzione radicata: non so disegnare.

E ho creato altri limiti: blocco da schizzo A 5, penna Pilot 4, pantone rosso, cartoncino nero.

Il piano d’azione prevedeva un disegno al giorno, che dopo un po’ è diventato anche un vuoto al giorno: oltre 200 disegni che continuano ad esplorare forme e formati diversi.

Il libro/taccuino, tappa attuale di questo mio viaggio, riprende la vocazione originaria del diario visivo con cui è nato il progetto. Con il patto sotterraneo di un quaderno intimo e privato in cui non sono ammessi strappi di pagine, ma solo errori che aprono la strada a nuove soluzioni visive. Un esercizio quotidiano altalenante di umori, pensieri e stati d’animo governati dal gioco della variante sul tema e da molte domande.

La Cosa Rossa può rigenerarsi all’infinito? Può diventare altro da sé? È sempre uguale e sempre diversa? O solo io la vedo diversa? Quante cose rosse possono esistere dentro una Cosa Rossa? Quante forme può assumere una Cosa Rossa? Quante possibilità nascono dal limite? E quante ne esclude il mio sentimento di inadeguatezza? Ho esplorato abbastanza? O sono appena all’inizio? Quando mi accorgerò che sarà finita? Allora La Cosa Rossa scioglierà il suo incastro? Dove arriverà?

La Cosa Rossa è un’ossessione che insegue sé stessa. Mi tormenta e mi consola. È una casa soffocante e il suo portone spalancato. È confortevole e scomoda. Lineare e contorta. Vuole mostrarsi e nascondersi. Riordinare e confondere. Vuole indicare la strada e perderla. Vuole esplorare formati più grandi.

È un groviglio multiforme che dalla nevrosi della ripetizione ha occupato lo spazio del nuovo progetto che non arrivava.

La Cosa Rossa è il mio doppio e il mio alter ego.

La Cosa Rossa sono io.

Chi sono?

Sono nata a Cagliari e ho compiuto otto anni nel 1973. Vent’anni fa, dopo essere rimasta sola nella casa in cui sono nata, ho preso in mano i pennelli senza più paura di sporcare i divani. Nel 2011 ho iniziato ad assemblare e dipingere pezzi di legno creando i “Quadri da passeggio”. “Repertorio dei Misteri della Mia Infanzia” è la mia prima installazione, che ha debuttato a Roma nel giugno 2015 alla Galleria B17 e alle Officine Farneto per poi viaggiare fra vari festival. Ho partecipato alle mostre collettive “Immobiliare fiaba”, “In fuga”, “Slègami”, “Tratti illustri. Illustrazione contemporanea in Sardegna” e sono una delle autrici di “Me-X”, autoproduzione del gruppo Illustratori Timidi. Dal 2018 lavoro ad un progetto intitolato “La Cosa Rossa”, in mostra fra dicembre 2021 e gennaio 2022 alla Home Gallery Tricromia di Roma. Nella vita parallela ho cercato di dimenticare una laurea in giurisprudenza facendo la giornalista, l’organizzatrice teatrale e l’animatrice culturale. Con Cristina Fiori e Claudia Urgu ho fondato a Cagliari nel 2000 la Libreria per Ragazzi Tuttestorie e nel 2006 il Festival Tuttestorie di Letteratura per Ragazzi.

Respirare tra i segni.

                                   Testo di Maura Picciau

Dice Manù Fiori che La Cosa Rossa è un diario intimo e visivo, nato da un esperimento e da una sfida ai propri limiti, dal bisogno di esplorare i confini di sé, quelli della propria mano inesperta ma autentica, quelli dell’alterità autonoma del segno. Vero, tutto vero, in una lettura personale che l’autrice fa della propria opera. La Cosa Rossa ha anche una data di inizio: significativamente un Capodanno, data di buone intenzioni e pagine voltate, quello dell’anno 2018. Il disegno di esordio è una Bambina, che scende lungo i pensieri di un’adulta – forse una madre o un doppio di sé nel futuro – e si allontana come per uscire dal foglio, per prendere una via diversa. Forse è ancora lei che il 30 gennaio 2018, nel disegno n. 26, osserva le stelle, fuori da una casa semplice e buia nella notte, tradizionale nel tetto a falde. Da subito La Cosa Rossa si dichiara nello stile e nell’impianto: segni sintetici che saltano fuori come da un piano di gioco, tratteggi decisi a china, tesi a racchiudere il colore rosso che anima ogni scena, profondamente vitale come il sangue.  In oltre duecento disegni l’autrice si rivela tenacemente coerente dal punto di vista formale: l’equilibrio dell’immagine, il bilanciamento tra forme e segni – minuti, ossessivi, ripetuti, spirituali – parte dal bianco della carta per poi indagare con mano delicata i temi del groviglio dei giorni, fatti di parole e passi, e domande e distanze. E poi amore e dialoghi d’amore e mille e mille incertezze.  Che Manù Fiori chiama Paura. Sono tante le linee di ricerca, gli argomenti che raggruppano i disegni di questo vasto e originale corpus grafico: le creature fantastiche che la penna definisce mentre la mente le osserva con nuovo, innocente stupore; i corpi differenti che si immergono nei segni e mutano; le mani salvifiche; le teste dagli sguardi penetranti e taglienti… Infine le Zavorre, quei macigni esistenziali che ci trattengono, ci riportano indietro. Manù Fiori le descrive con minuzia, e ce le consegna. Per alleggerirsene?

Potenti gli Alberi, dalle chiome rotonde o affusolate o piegate dal maestrale: presenze terrene e salde, sovrastanti. Confonde l’albero solitario del nero pianeta lontano (forse un’eclissi di luna?), conforta invece l’albero in cima al quale dormire sdraiati, più vicini alle nuvole.  E nello scorrere del tempo, lungo i tre anni di realizzazione della Cosa Rossa, il talento dell’autrice si scioglie e si libera, giungendo a composizioni di vera, intensa bellezza, come nel disegno n. 201 del 24 e 25 marzo 2020, quando una coppia si guarda e lo spazio tra loro si riempie di piccoli quadretti rossi e fluttuanti, precisi nelle minime variazioni, un cielo di sentimenti corrisposti e fecondi.

Il linguaggio, i molti linguaggi, e i loro malintesi e sottintesi, e le possibili incomprensioni che ciò comporta, sono al centro del recente lavoro in grande formato de La Cosa Rossa: vivere è un esercizio costante di intelligenza emotiva e di adattamento.

A noi spettatori, cui è dato scorrere quest’opera singolare nel suo racconto scoperto eppure misterioso, non resta che immergerci nel flusso di coscienza – autobiografia quotidiana e in divenire – consapevoli che se l’autrice ha inteso parlare di sé, tra sé e sé e quasi a fior di labbra, le sue parole arrivano forti e chiare. L’enunciato è lucido, i contenuti umani, sinceri.