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“Una corona di piume” Claudia Palmarucci “Nozze a Brownsville” matita e olio su carta

€ 550,00

Nel vasto repertorio del rinomato Isaac B. Singer sceglie di affrontare da un lato l’aspetto più fiabesco e meraviglioso, che si mescola al ricordo dell’infanzia di questo autore con la raccolta di “Sogni di Menaseh e altri racconti”, dall’altro invece l’aspetto più oscuro e inquietante con il romanzo di “Satana e Goray”. In entrambe le letture delle vicende incantano e coinvolgono rendendoci partecipe di una cultura affascinante. Queste qualità vengono fatte proprio da Giada Pachiega e riflesse nelle tavole realizzate per questa mostra con l’utilizzo di una matita leggera, dal tocco vaporoso, per creare un effetto di dissolvenza, come se si trattasse di un sogno nella tavola “Amore di strega” che illustra un tratto del racconto “Il rabbino Leib e la strega Cunegonda” e di una matita pesante per valorizzare quel senso di irrequietudine che prevale nella tavola di “Profondità” la quale illustra un tratto del capitolo Il Sacro e il Profano di “Satana a Goray”.

                                   

 

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Categoria: Singer la scuola marchigiana
  • Descrizione

Descrizione

Tra i molteplici racconti brevi di Singer, ammalianti e intrisi di oscura spiritualità, quello che ho scelto è Nozze a Brownsville.

In questo racconto lo scrittore “ritrae il caos e l’ordine, la tenerezza e la perversione, la luminosa presenza del senso e l’acre putredine del nulla”[i]. Vi riesce fondendo realtà e luce visionaria, idillio amoroso e perdizione struggente, essenzialità e fine osservazione.

Sono queste le dicotomie che ho cercato di rendere visibili nel mio dittico, mediante la descrizione della cerimonia nuziale in cui si contestualizza il racconto in questione.

Fonte d’ispirazione primaria è stata una miniatura moghul della seconda metà del XVIII secolo, “La nascita in un palazzo”; da essa ne ho tratto ambientazione e composizione.

Più in generale, invece, dalle miniature di quel periodo ho ripreso le caratteristiche peculiari, come la meticolosità descrittiva in contrasto con le pose statiche dei personaggi, le quali a parer mio sono estremamente efficaci nel rendere quella mescolanza di reale, irreale e immaginario che contraddistingue anche molti racconti dello scrittore ebreo polacco.

 

Le difficoltà più consistenti le ho trovate nella definizione dei dettagli che descrivono la scena: ritrarre una cultura sconosciuta, mostrando contemporaneamente la necessaria sensibilità e la giusta umiltà, è cosa complessa se non se ne conoscono approfonditamente la storia, il contesto socio-culturale, le usanze, i costumi, “i desideri e gli smarrimenti”.

Ancora di più lo è quando le immagini devono accompagnare le parole di un poeta dell’esilio, sia quello ebraico, sia quello esistenziale dell’uomo moderno, come lo è Singer.

Tratto dalla prefazione di Claudio Magris alla raccolta di racconti di Isaac B. Singer, L’ultimo demone, edizioni Garzanti, 2010.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Nata nel 1990, da trenta anni promuove illustratori e fumettisti con passione e spirito giocoso. Non si è mai accontentata dell’evanescenza di una mostra, sempre “a tempo determinato”, mettendo in atto una cura costante nell’immortalare il movimento delle immagini che si posano sulle pareti bianche della galleria per poi prendere altre direzioni, volare altrove. Artisti quali Mattotti, Muñoz, Toppi, Pericoli, Altan, Mannelli, Ricci, e tanti giovani emergenti, sono stati scoperti e presentati da Giuseppina Frassino che nella galleria, la cui storica sede è stata per anni in Via di Panico prima e poi in Via della Barchetta, ha intriso la vita artistica romana di eventi e mostre dedicate al mondo dell’illustrazione. Negli ultimi anni Tricromia ha fatto un ulteriore investimento in favore degli artisti, diventando editore d’arte. Insieme agli autori ha deciso di “fissare” la bellezza dei loro disegni in pubblicazioni, libri, principalmente, ma anche scatole preziose, carte e taccuini d’autore e persino un teatrino. Il primo progetto grafico dei libri di Tricromia è stato di Stefano Ricci, ora il design è affidato a Sara Verdone che cura tutta l’immagine grafica della galleria.

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