Description
Tra i vari scritti di Isaac Singer, ho scelto la raccolta “Naftali, il narratore e il suo cavallo Sus”. Per la prima illustrazione ho scelto il racconto Gli scemi di Chelm e la carpa stupida”; è un racconto estremamente grottesco. Parla di un gruppo di rabbini del movimento chassidico del villaggio polacco di Chelm, impegnati a decidere grossolanamente come giustiziare una grossa carpa impudente resa in dono a Gronam Bove, il capo dei saggi della comunità.La stravaganza del racconto e la facilità di lettura mi hanno colpito subito. Per questa illustrazione ho scelto di realizzare proprio il momento in cui la spudorata carpa ha appena colpito con la coda il volto di Gronam Bove, che un momento prima si era chinato per osservarla da vicino, data la sua miopia. Tutti intorno al grande mastello d’acqua ad osservare l’accaduto: Treitel Fesso, Sender Ciuco, Shmendrick Zuccone e Lekisch Suonato. C’è chi sghignazza sotto la folta barba e chi guarda sconcertato la scena. Nella realizzazione dell’illustrazione, i volti e i corpi dei personaggi sono volutamente caricati fino ad un modesto stravolgimento delle anatomie e dei tratti fisiognomici. Ho utilizzato la tecnica dell’acquarello e matita, usando tonalità cromatiche abbastanza scure come a voler sottolineare la povertà e allo stesso modo la tragicomicità della scena. Per la seconda illustrazione ho scelto il racconto ”La gatta che credeva di essere una cagna e il cane che credeva di essere un gatto”. Tratta la vicenda di una famiglia dicontadini estremamente povera, che vive in una capanna dal tetto di paglia: Jan Skiba, la moglie, tre figlie nonché un cane e una gatta. Il primo aspetto buffo del racconto che mi ha colpito è il fatto che il cane era convinto di essere un gatto, dato che non aveva mai visto un altro cane e viceversa la gatta che credeva di essere una cagna per lo stesso motivo, proprio per il fatto che si vedevano unicamente l’un l’altra cercando quindi di imitarsi a vicenda; lo stesso vale per i componenti della famiglia che non avevano mai avuto il bisogno di conoscere il proprio aspetto. La svolta si ha quando un ambulante che passa di lì cerca di commerciare alla famiglia uno specchio. Chiaramente questo desta scalpore nella capanna, perché ognuno può vedere per la prima volta le proprie infauste fattezze.Ho deciso di illustrare proprio il momento in cui le figlie e la madre osservano insieme per la prima volta il proprio aspetto, tutte rivolte verso lo specchio posto sopra un tavolaccio da lavoro; ho voluto concentrarmi in particolare a rendere un’aura di disorientamento che pervade nei volti delle protagoniste, le quali cercano in qualche modo di tastare continuamente i propri lineamenti come a voler cancellare le proprie carenze fisiche.La tecnica di realizzazione è la medesima; anche qui, i corpi dei personaggi e le fisionomie sono volutamente caricate ed i colori sono pressoché scuri, ancora una volta per sottolineare l’estrema povertà e la singolarità della scena.