Description
Tra i molteplici racconti brevi di Singer, ammalianti e intrisi di oscura spiritualità, quello che ho scelto è Nozze a Brownsville.
In questo racconto lo scrittore “ritrae il caos e l’ordine, la tenerezza e la perversione, la luminosa presenza del senso e l’acre putredine del nulla”[i]. Vi riesce fondendo realtà e luce visionaria, idillio amoroso e perdizione struggente, essenzialità e fine osservazione.
Sono queste le dicotomie che ho cercato di rendere visibili nel mio dittico, mediante la descrizione della cerimonia nuziale in cui si contestualizza il racconto in questione.
Fonte d’ispirazione primaria è stata una miniatura moghul della seconda metà del XVIII secolo, “La nascita in un palazzo”; da essa ne ho tratto ambientazione e composizione.
Più in generale, invece, dalle miniature di quel periodo ho ripreso le caratteristiche peculiari, come la meticolosità descrittiva in contrasto con le pose statiche dei personaggi, le quali a parer mio sono estremamente efficaci nel rendere quella mescolanza di reale, irreale e immaginario che contraddistingue anche molti racconti dello scrittore ebreo polacco.
Le difficoltà più consistenti le ho trovate nella definizione dei dettagli che descrivono la scena: ritrarre una cultura sconosciuta, mostrando contemporaneamente la necessaria sensibilità e la giusta umiltà, è cosa complessa se non se ne conoscono approfonditamente la storia, il contesto socio-culturale, le usanze, i costumi, “i desideri e gli smarrimenti”.
Ancora di più lo è quando le immagini devono accompagnare le parole di un poeta dell’esilio, sia quello ebraico, sia quello esistenziale dell’uomo moderno, come lo è Singer.
Tratto dalla prefazione di Claudio Magris alla raccolta di racconti di Isaac B. Singer, L’ultimo demone, edizioni Garzanti, 2010.