a tribute to eyes

Piero Macola

Marco Ventura

matteo pericoli

Finestre sul mondo

Matteo Pericoli

A tutti è capitato di fermarsi a riflettere guardando fuori dalla finestra della propria stanza o del proprio ambiente di lavoro. Che cosa cercano i nostri occhi in quel paesaggio così consueto e in qualche modo rassicurante? Il nostro pensiero e la nostra esistenza quanto ne sono influenzati?

Matteo Pericoli ha coinvolto cinquanta scrittori da tutto il mondo in una sorta di riflessione collettiva su questo tema, accostando a ciascuna risposta il disegno della finestra e della relativa vista, a cui il testo fa riferimento, dalle grandi cupole della Istanbul di Orhan Pamuk alla cangiante New Dehli di Rana Dasgupta, dal semplice patio sudafricano di Nadine Gordimer al giardino milanese di Tim Parks.

Gli scrittori appena citati sono solo alcuni dei 50 che con i loro racconti hanno affiancato i disegni di Matteo Pericoli nel libro “Finestre sul mondo. 50 scrittori 50 vedute” edito da EDT, con una introduzione di Mario Calabresi

“Mi spiegò che quel panorama era la sua parte di città, uno spicchio esclusivamente suo, che nessun altro avrebbe potuto reclamare. Mi aprì gli occhi e mi resi conto in quel momento che per me New York era un cortile con la neve, chiuso in mezzo a quattro palazzine di mattoni rossi e segnato dalle scale anti-incendio. Un’immagine che mi si era impressa negli occhi e nella memoria all’alba del mio primo giorno invernale a Manhattan”.

The City Out My Window: 63 Views on New York”, da cui provengono 12 disegni in mostra, di cui uno inedito che rappresenta la finestra dell’attore Philip Seymour Hoffman.

Con “tratto descrittivo, meticoloso e sospeso” – come lo definisce Lorin Stein – Matteo Pericoli restituisce con delicatezza e dovizia di dettagli le visioni personali di chi al di là del vetro della propria casa o del proprio studio osserva quotidianamente quel paesaggio incorniciato dalle geometrie dei telai e delle grate.

Da New York a Torino – le due città a cui Matteo Pericoli è più legato – la ricerca è andata sempre più lontano, interrogando gli sguardi di scrittori di tutto il mondo che hanno descritto per lui le finestre da cui traggono ispirazione o fuggono. Così è nata la rubrica intitolata Windows on the World, iniziata nel 2010 sul «New York Times» e proseguita sul «Paris Review Daily»: disegni di viste dalle finestre appartenenti a scrittori di tutto il mondo accompagnati dai loro testi: linee e parole unite da un punto di vista fisico. Per la prima volta esposte in mostra alla Tricromia, queste finestre offrono una sorta di punto panoramico, un ‘invito’, si potrebbe dire, un luogo dove soffermarsi a riflettere durante un viaggio intorno al mondo in cinquanta tappe.

Matteo Pericoli è architetto, illustratore e insegnante. Nel 1995, dopo essersi laureato al Politecnico di Milano, si trasferisce a New York dove lavora, tra gli altri, nello studio dell’architetto Richard Meier. Ha insegnato architettura e illustrazione alla Saint Ann’s School di Brooklyn. Nel maggio del 2007 completa Skyline of the World, un murale di 120 metri per il nuovo terminal dell’American Airlines all’aeroporto internazionale John F. Kennedy. I suoi disegni sono stati pubblicati su numerosi giornali e riviste, tra cui “The New York Times”, “The Observer”, “The New Yorker” e “La Stampa”. Pericoli è inoltre autore di numerosi libri, pubblicati negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Italia, in Corea del Sud e in Cina, tra cui Manhattan Unfurled (2001, Random House), Manhattan

massimo bucchi

altan

ελλάς

alberto ruggeri

Appunti a margine

Illustrare articoli ed opinioni per i giornali spinge a sviluppare la capacità di calarsi velocemente nei significati oltre le cose, nei simboli che le parole evocano; l’ideale è disegnare un’immagine sintetica, che esprima quello che non si vede, il nucleo del testo.

In questi percorsi obbligati nell’immaginario restano sul foglio anche gli appunti al margine, suggestioni di paesaggio, di terre, situazioni, personaggi, azioni misteriose, oggetti apparentemente senza senso. Questa mostra raccoglie un gruppo di queste suggestioni diventate quadri.

Alberto Ruggieri
Illustratore e pittore in attività dal 1989.
In venticinque anni ha pubblicato migliaia di illustrazioni collaborando con giornali (fra i principali italiani: L’Espresso, Il Venerdì di Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera), studi grafici, agenzie pubblicitarie e case editrici in Italia e all’estero.
Ha illustrato libri per ragazzi (Gianni Rodari, Guido Quarzo, Stefano Disegni) e ricevuto diversi premi da giurie internazionali.
Ha esposto in mostre personali e collettive.
E’ docente di illustrazione per L’Istituto Europeo di Design di Roma.

 

 

 

maurizio quarello

Il richiamo della foresta

illustrazioni di Maurizio A.C. Quarello       edizioni Orecchio Acerbo.
Fine ottocento. Gli anni della corsa all’oro nel Klondike.Sulle gelide terre dell’Alaska, servono cani possenti per trainare le slitte dei cercatori. E per questo Buck viene rapito. Forte e robusto, è l’ideale per la muta. Subito conosce la brutalità con la quale gli uomini sfruttano i cani, ma anche la rivalità all’interno del branco. Da questo impara presto a farsi rispettare, ma con gli uomini, pur servendoli con dedizione, non c’è niente da fare. Senza pietà alcuna stanno per finirlo a bastonate, quando John Thorton interviene, e lo salva. Nasce la riconoscenza, e spunta l’amore. Né l’una né l’altro però riescono a cancellare quell’irresistibile attrazione per quei boschi fitti e misteriosi che sembrano celare un altro mondo, un’altra vita. Un romanzo indimenticabile, per la prima volta in grande formato accompagnato dalle straordinarie immagini di Maurizio Quarello.

 

   BIO

Tricromia nel corso degli anni oltre numerose mostre di Maurizio Quarello ha presentato il “Manuale di zoologia  fantatica” tratto da J:L: Borges. Opere uniche in cui il fascino per le creature fantastiche e mostruose si è concretizzato in una serie di trenta tavole. Tavole che sono diventate pop-up per provare a dar vita ad animali mai vissuti.

 Maurizio Quarello, artista e illustratore di fama europea, nasce nel 1974 a Torino, dove studia disegno grafico, illustrazione e architettura.

Dopo varie esperienze nella pubblicità e nella pittura naturalistica, a partire dal 2004, si dedica all’illustrazione per l’infanzia ottenendo, in quell’anno, il Prix des Mediateurs Figures Futur al Salon de Montreuil e tre primi premi a concorsi nazionali.

Nel 2005 pubblica il primo libro illustrato con l’editore Orecchio Acerbo di Roma, che riceve il premio Primo Voto come miglior albo italiano. Ad oggi i suoi libri sono più di 30, stampati in 19 paesi di 5 continenti, e hanno ricevuto premi e riconoscimenti in Italia, Francia, Spagna, Belgio e Germania (Premio Andersen come migliore illustratore italiano, premio spagnolo Libreter e il Libbylit in Belgio per il miglior albo dell’anno).

Ha esposto in mostre personali e partecipato a mostre collettive in una quindicina di paesi. Tra queste la Mostra degli Illustratori della Fiera di Bologna, Le Immagini della Fantasia di Sarmede, Im Reich der Phantasie in Germania, La vie de château al Salon de Montreuil e Ilustrarte in Portogallo.

Dal 2009 tiene master e corsi d’illustrazione per l’associazione la Fabbrica delle Favole di Macerata e dal 2011 è professore di illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Macerata.

Come illustratore, collabora con riviste e quotidiani statunitensi come il Wall Street Journal.

 

femminile singolare

ARTISTA/ Femminile e Singolare (omaggio alla galleria Giulia)

mostra DUCROT/EUSTACHIO/FIORONI/ MASELLI/MONTESSORI

Nel 2013 la galleria TRICROMIA si trasferisce nella sede della ex galleria Giulia, luogo che a Roma ha rappresentato per lunghissimo tempo un costante riferimento per l’arte di qualità.

Giosi Frassino, gallerista che ama artisti e illustratori e ai quali dedica da venticinque anni infinite energie, ora abita orgogliosamente quello spazio, contornata dalle sue eccellenti proposte italiane e internazionali. E insieme abbiamo immaginato questo nuovo progetto espositivo.

In una time line ideale nasce il piacere di scandagliare, attraverso la mostra “ARTISTA/ Femminile e Singolare “, un particolare momento legato anche all’attività della galleria d’arte Giulia nel contesto della città di Roma, attraverso quattro artiste Isabella Ducrot, Giosetta Fioroni, Titina Maselli, Elisa Montessori, Marilù Eustachio, che ne sono tra le principali protagoniste.

Ognuna con il proprio differente percorso, il proprio “sapere”, si rappresentano nel contesto di questi ultimi decenni mostrando con tutta evidenza l’accentuarsi di una disgregazione di un linguaggio collettivo, alla ricerca di un personale e precario confine.

Incarnano singolarmente il mutamento esteso della nostra società, a cavallo del secolo, dove la differenza individuale si è confermata come un essenziale presupposto al rapporto dialogico.

Per completezza di percorso ricordiamo che in contemporanea è in corso, al MACRO di Roma, la mostra Opere della collezione MACRO#1 – L’altra metà dell’arte, che espone diverse opere delle stesse artiste

fabian negrin

 

Fabian Negrin nasce nel 1963 in Argentina. A 18 anni si trasferisce a Città del Messico dove si laurea all’Università Autonoma Metropolitana – Facoltà di Grafica e frequenta un master in incisione all’Accademia di Belle Arti San Carlos. Sempre in quegli anni studia cartellonistica con Wiktor Gorka e Corporate Identity con Felix Beltràn. A Città del Messico lavora come illustratore per i principali giornali e collabora come grafico con diverse case editrici e agenzie. Come fumettista pubblica alcuni albi e strisce settimanali su “El Sol de Mexico” e “La Jornada”. Trasferitosi a Milano nel 1989, le sue illustrazioni appaiono su numerosi quotidiani e riviste fra cui “Corriere della Sera”, “Manifesto”, “Panorama”, “Marie Claire”, “Grazia” e “Linea d’Ombra”. Realizza anche le immagini di alcune campagne pubblicitarie per le Ferrovie, il Comune di Roma (Metrebus tra le altre) e Wagon Lits Francia. Trascorre il 1995 fra Milano e Londra dove collabora con “The Independent”, “Tatler”, “GQ”, “Walter & Thompson”, Radio Times (BBC). Sempre nel 1995 vince il premio Unicef alla Bologna Children’s Book Fair con le tavole di “In bocca al lupo”. Nel 1999, 2001 e 2003 è selezionato alla Biennale di Illustrazione di Bratislava, e nel 2009 con i libri “Mille giorni e una notte” e “L’amore t’attende”, vi ottiene la Bib Plaque. Nel 2000 vince il premio Andersen – Il Mondo dell’Infanzia come miglior illustratore e, nel 2005, il Premio “Lo Straniero” assegnato dalla rivista diretta da Goffredo Fofi. Dal 2001, dopo “Il gigante Gambipiombo” edito da orecchio acerbo, ha pubblicato molti libri di cui è anche autore del testo. Attualmente continua il suo lavoro di illustratore sia in Italia che all’estero, prevalentemente nell’ambito dell’editoria per ragazzi, e, insieme allo studio grafico orecchio acerbo, disegna manifesti, locandine e brochure. Fra i suoi numerosi libri, in veste di autore unico o di illustratore, ricordiamo: “Lerolero e altre storie” (Mondadori, 2002); “La servetta” di Donatella Ziliotto (Panini, 2007); L’incredibile storia di Sundjata imperatore mandingo” di Donatella Ziliotto (Beisler, 2008); “Campioni del mondo” e “Guarda come dondolo” (Gallucci, 2008), “Anna la vilaine “ (Editions du Rouergue, 2008), “Mi porti al parco?” (Il Castoro, 2009), Il cavolo, la pecora e il lupo (Fatatrac, 2009); “La vita intorno” (Salani, 2009), “The Riverbank” di Charles Darwin (The Creative Company, 2009) vincitore del Bologna Ragazzi Award 2010, “Chiamatemi Sandokan” (Salani, 2011), “Bestie”(Gallucci, 2012). Nel catalogo di orecchio acerbo: la serie da lui curata “Pulci nell’orecchio” (2017), “La tempesta” di William Shakespeare (2016), “Come? Cosa?” (2016), “La lingua in fiamme” (2014), “L’ombra e il bagliore” di Jack London (2010), vincitore del prestigioso CJ Picture Book 2011, “Favole al telefonino” (2010), “L’amore t’attende” (2009), “Mille giorni e una notte” (2008), “Una rapina da 4 soldi” (2007), “Capitan omicidio” di Charles Dickens (2006), “Occhiopin” (2006), “Fumo negli occhi” (2005), “L’ombra e altri racconti” di H. C. Andersen (2004), “Topissimamente tuo” di Francesca Lazzarato (2004), “Il mondo invisibile e altri racconti” (2004), “In bocca al lupo” (2003, 2005, 2007, 2008, 2009), “Molto nuvoloso” illustrato da Spider (2002), “Il gigante Gambipiombo” (prima ed. millemillimetri 2001, n.e. 2007).

otto gabos

OTTO GABOS

RACCONTO DI PIOMBO E CARBONE

 In mostra tutte le tavole del fumetto di Otto Gabos che ha scelto l’isola natia per ambientarvi il suo nuovo romanzo a fumetti

In queste tavole piovose un giallo avvincente e ironico, immerso nell’aspro paesaggio minerario della Sardegna sud occidentale, all’ombra squadrata di una Cittadella del Regime.

“L’illusione della terraferma”, edito da Rizzoli Lizard. è un racconto storico complesso e ambiguo che vede protagonista il commissario Ettore Marmo, spedito per punizione a Carbonia nella Sardegna degli anni Trenta.

Si annoia e detesta il mare, tanto che per illudersi di stare sulla terraferma, spesso va a contemplare dal molo la vicina isola di San Pietro, mentre il questurino Mallus ne approfitta per raccogliere qualche patella. Ed è proprio lì, tra gli scogli, che il ritrovamento di un cadavere senza testa dà inizio a un’indagine rocambolesca, portando a galla segreti, biechi interessi di signorotti locali e piccole cellule anarchiche. Un poliziesco incalzante in cui, sotto la luce sempre troppo forte del Sulcis, Marmo cerca di risolvere un triplice caso di omicidio, ingarbugliandosi nelle fitte trame di tormentate relazioni. Una storia in cui si intersecano tante vite: quelle di ricche dame, tristi e teatrali, di donne sarde, schive o spietate, di fascisti violenti e di minatori dai volti ruvidi, neri di fuliggine, solcati dalla fatica.

OTTO GABOS

(pseudonimo di Mario Rivelli), nasce a Cagliari nel 1962 e vive a Bologna da tanto tempo. Artista, illustratore e scrittore, nel corso di una carriera che quest’anno festeggia i trent’anni ha lavorato per numerose riviste, illustrato e scritto libri e fatto parte di alcuni tra i più importanti movimenti del fumetto. Per Rizzoli ha pubblicato Banana Football Club, graphic novel tratto dal romanzo omonimo di Roberto Perrone e La giustizia siamo noi scritto da Pino Cacucci. Insegna inoltre con orgoglio e passione all’Accademia di belle arti di Bologna.

Stefano Ricci Sketchbook Deposito Nero n.1

stefano ricci

“I migranti”, “mia madre”, “il sogno”: frammenti legati tra loro che insieme costituiscono una sorta di piccola geometria di racconto.

Si chiama “In Questo Momento” la nuova mostra di Stefano Ricci

esporrà una selezione dei lavori realizzati negli ultimi anni e che abbracciano differenti tematiche passando da notizie di cronaca ad esperienze private e prettamente personali della propria vita.

Stefano Ricci – graphic novel, illustratore e regista – ha selezionato per la mostra alcuni disegni estratti dai suoi libri Mia madre si chiama Loredana, Eccoli e La storia dell’Orso. Nel primo lavoro, i disegni narrativi raccontano come in un flashback episodi di vita vissuta osservando le azioni e i movimenti della madre. In Eccoli (che è anche un documentario) si uniscono i ricordi di gioventù e i sogni legati a quel periodo in cui Franco Basaglia dirigeva l’ospedale psichiatrico di Gorizia.

Ne La storia dell’Orso, infine, si parte da una storia di animali per arrivare a raccontare il nostro tempo ingarbugliato.

Stefano Ricci, disegnatore e artista grafico di fama internazionale, dal 1986 collabora con la stampa periodica e l’editoria in Italia e all’estero (”Frigidaire”, “Per Lui”, “Dolce vita”, “Avvenimenti”, “Linea d’ombra”, “Il manifesto”, “Esquire”, “Panorama”, “Téléma”, “Extra”, “Glamour”, “HP”, “Follow me”, “Liberation”, “Les Inrockuptibles”, “Internazionale”, “Alias”, “Lo Straniero”, “Téléma”, “L’Humanité’e9′′, “Bang”, “la Repubblica”, Mondadori, Rizzoli, Einaudi ed altri). Per i fumetti, oltre ad alcune storie brevi, ha pubblicato Tufo, su sceneggiatura di Philippe de Pierpont, selezionato nel 1997 per il XXV Festival di Angoulême.

virginio vona

La personale di UNO dall’8 al 29 giugno “QWERTY” definisce ancora oggi il sistema della tastiera alfanumerica digitale.

QWERTY, il nome dato nell’Ottocento alla tastiera della macchina da scrivere, definisce ancora oggi il sistema della tastiera alfanumerica digitale.
Sembra che il passato e il ponte che getta continuamente verso il presente siano la chiave di questo progetto espositivo dell’artista UNO, che per l’occasione lascia da parte il suo supporto d’elezione, i muri, e sceglie la carta per concentrarsi su un aspetto più intimo e inedito della sua produzione.

Dal dramma G8 a visioni da sogno: i “rulli” disegnati di Bambi Kramer

“Cronotipo, immagini da un tempo fluttuante” è un’immersione nel panorama narrativo visionario di Bambi Kramer. La giovane artista romana disegna di getto su rulli di carta, che poi possono essere appositamente tagliati e “misurati”, trasformati in pagine o quadri. I suoi lavori, nati e sviluppati nella scena underground internazionale, comprendono opere d’arte, poster, libri, performance e il progetto di Grow, una nuova rivista.
La mostra, ospitata da Tricromia di Roma, è curata da Luca Raffaelli che di lei scrive: “Quello di Bambi é un flusso interiore che non vuole deviare, costringere, forzare. Per fortuna. E così nascono i rulli, veri passaggi di coscienza, scenari intimi, confessioni oniriche. Bambi ha accettato di spezzare l’indivisibile nella pagine per il volume collettivo “La rabbia”, associando i suoi disegni ai terribili fatti del G8 di Genova. Per poter riconoscere che le proprie emozioni, le più nascoste ed intime, sono frutto anche delle emozioni e delle indignazioni del presente.” Tricromia Artgallery è in via della Barchetta 13 (via Giulia), la mostra dura fino al 6 giugno (martedì-venerdì h.15-19 e sabato h.10-19).
Repubblica.it, 25 maggio 2017

tullio pericoli

In mostra, nella nuova sede di Tricromia, trenta paesaggi a olio e ventidue acquarelli creati da Tullio Pericoli per il nuovo progetto “Libro d’Artista”, avviato dalla galleria nell’attuale spazio in Via della Barchetta 13.

Beppe Sebaste ha tracciato per l’occasione, attraverso un poetico scritto, un percorso introduttivo alla mostra dal quale sono tratte queste parole: (…) Cammino dentro i “paesaggi in breve” di Tullio Pericoli, vago e divago da qualche parte nel mondo tra Twombly, Cézanne e Ambrogio Lorenzetti, come in un libro che non finisce, o come in una poesia del grande Wallace Stevens: (…) questi paesaggi mi parlano anche molto di scrittura: lo scrivere con le mani, l’arte di tracciare segni e bassorilievi a volte impercettibili ma non virtuali; e quell’altra scrittura della terra e nella terra, campi coltivati e anch’essi “manoscritti”, patchwork di idiomi e di grafie, come stoffe fatte di scampoli di diverse tessiture; terre, non a caso di rasserenante bellezza, cucite di una babele di scritture, di epiche e di lingue. Per esempio i vigneti e gli oliveti delle Marche e del Chianti, gli stessi sullo sfondo della Allegoria del Buon Governo, colline come pagine immense di libri aperti, libri la cui lingua non sempre sappiamo leggere, ma che riconosciamo appunto scritta, punteggiatura compresa – cipressi a fare punti esclamativi, puntini e macchie di sospensione, boschive e d’inchiostro. (…) Paesaggi “in breve”: in letteratura la brevitas, o breviloquentia, il “dire molto con poco” (l’opposto della magniloquentia) richiama lo stile semplice e morale, “piano” ma acuminato (gli “acumina” erano figure di ingegno nella retorica stoica e poi barocca). Ma fra le tante associazioni di idee che mi suscita prevale qui la somiglianza con l’haiku, la breve anzi fulminea poesia giapponese che è epifania del “qui e ora”, testimonianza dell’eccezionalità dell’ordinario, forma zen dell’idillio (un idillio in breve).

Grazia La Padula

Beatrice Pucci

Giorgio Santucci

GIORGIO SANTUCCI

claudio bonichi

Claudio Bonichi

Claudio Bonichi protagonista della lunga stagione della Nuova Metafisica Italiana, è stato uno dei più sensibili interpreti della pittura italiana ed internazionale del ’ 900

Claudio Bonichi è un pittore di prestigio internazionale, in quel ristretto scenario che vede protagonisti, fra gli altri, Lucien Freud. Nato nel 1943 ad Alessandria, è figlio e nipote d’arte (il celebre Scipione della “scuola romana” era suo zio) e padre d’artista (la figlia Benedetta Bonichi). Vive e lavora a Roma.

Durante la sua carriera ha tenuto numerose mostre in Italia e all’estero.

Claudio Bonichi usa solo disegno e pittura. Il grande critico Maurizio Fagiolo dell’Arco osservò che i fondi delle sue tele, che enfatizzano, isolano e quasi inghiottono l’oggetto in primo piano, sono un caso unico nella storia della pittura. Bonichi è pittore di fantasmi, spettri nel senso più puro, revenants che tornano senza essere mai stati presenti, ci visitano da un altrove come clandestini.

Le sue tele, la loro bellezza, quei fondi dipinti colmi di luce trattenuta, terre promesse e imperturbabili, madreperlacee, sono una delle critiche più vigorose e sovversive che si possano rivolgere alla nostra realtà.

Claudio Bonichi protagonista della lunga stagione della Nuova Metafisica Italiana, è stato uno dei più sensibili interpreti della pittura italiana ed internazionale del ‘ 900. Centinaia le sue mostre personali in Italia e all’ estero. Da Parigi a Milano, da Madrid a San Paolo del Brasile il suo universo pittorico ha incantato generazioni di critici, di galleristi, di appassionati. La Francia ha inteso onorarlo nel 2012 con una straordinaria mostra, curata da Marco Bussagli, al Museo di Montparnasse riproponendo l’ itinerario di una grande famiglia di artisti. Dallo zio Scipione (Gino Bonichi), creatore della Scuola Romana di via Cavour, al nonno Eso Peluzzi, alla figlia Benedetta.

I suoi dipinti sono oggi in importanti musei e fondazioni internazionali, oltre che nelle più prestigiose collezioni italiane e internazionali di arte figurativa del ‘900. Hanno scritto della sua arte, tra gli altri, Maurizio Fagiolo dell’ Arco, Luigi Carluccio, Raffaele Carrieri, Baltasar Porcel, Elio Petri, Paolo Levi, Giorgio Soavi Marilena Pasquali e Vittorio Sgarbi.

Tricromia ha presentato la mostra di Claudio Bonichi ed editato il libro dal titolo “Renata allo specchio” nel 2005. Renata esiste. Ne sono certo. Ho creduto di incontrarla a Cipro, a San Paolo, a Barcellona, ad Amburgo, a Roma, dappertutto. Se la vedi la riconosci. Riconosci la sua solitudine irrequieta, la sua fragilità, il suo essere altrove, il fuoco sottile che la accende e la consuma. Renata esiste? Renata è dentro lo specchio. Renata è lo specchio…